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La Storia

"Chi crea usando solo le mani è un operaio, chi usa anche la testa è un artigiano, chi usa mani, testa e cuore è un artista."

Qualità, tecnica, lusso e suggestione... questo è il fascino segreto delle cose fatte a mano: passioni antiche che diventano eccellenze moderne. Un sapere, quello degli artigiani, profondamente vissuto che muta in sapienza da custodire e tramandare di generazione in generazione. Una passione prima che una professione, che ha dimostrato di saper sopravvivere alle trasformazioni dei tempi. Così nell'era dell'hit-tech, viene riscoperto il piacere di una bellezza che non è solo estetica pura ma anche percezione delle forme e dei materiali. In greco antico si chiama "Techne" arte appunto, ma in senso lato, termine che racchiude in sé la tecnica, l'artigianalità e il saper fare le cose, appunto ad arte. Oggi parlare di "fatto a mano" o "su misura" è sinonimo di qualità e di lusso, perché di fatto la serializzazione leva quell'aura di magia che ha un qualisasi capo o prodotto che scaturisce dalle mani e dal sudore dell'uomo. In queste pagine un viaggio virtuale alla scoperta di "artigiani" che ogni giorno creano o conservano piccole e grandi "opere d'arte".

Una famiglia con... la stoffa

Orgogliosi detentori di una secolare e nobile tradizione, con continuità di lavoro con strumenti manuali quali forbici e martello, ago e filo, i Gramignan vantano pure un moderno ed elegante website che si apre su un maestoso sipario al suono di musiche 700esche. Una profusione di damaschi, broccati, sete, velluti e tutte le più raffinate espressioni del tessile, che comunque hanno bisogno della mano del tappezziere per prendere forma e ridare vita ad altrettanto principeschi esemplari di arredamento. Naturalmente con il materassaio, ma il tappezziere - artista che riconosce la stoffa al tatto, la carezza con affetto, la taglia con cura, la piega con sapienza, la cuce con l'abilità delle dita, rivestendo con antica dignità mobili, finestre e pareti.
Loro assicurano restauro di pezzi d'epoca, creazioni di allestimenti di lusso, collaborazioni con i migliori architetti e designers sulla piazza. E non lo dicono a vanvera. Il restauro della Scala di Milano è stata la ciliegina sulla torta della loro attività, una ciliegina che testimonia l'affidabilità, la garanzia, la qualità di un lavoro artigianale elevato a vette liriche.
La famiglia Gramignan è di origine padovana e, diffusasi in diverse città italiane con altrettanti fratelli, cugini, nipoti, tiene unito il ceppo di origine e soprattutto la centenaria attività di famiglia. I Gramignan di Firenze si trovano in via de' Renai, dove un tempo c'era il "renaio" di San Niccolò davanti a Palazzo dei Mozzi e davanti al Ponte Rubaconte da Mandello (oggi alle Grazie) e dove Gregorio X organizzò nel 1273 una cerimonia pacificatrice fra guelfi e ghibellini. La bottega laboratorio occupa infatti 4 locali di antichi muri in solida pietra dove i renaioli tiravano a secco le barche in occasione delle piene dell'Arno e dove oggi questi rinomati tappezzieri tirano le fila del loro apprezzato mestiere. Così apprezzato che hanno scelto appunto loro per investire la Signora dell'Opera italiana con stoffa nuova ma esattamente uguale all'antica.
E' Riccardo Gramignan che apre la porta del negozio di Firenze, facendo gli onori di casa in quanto fiorentino e più giovane erede dell'arte di famiglia. Niente apparato espositivo, niente show-room o anticamera di lusso, ma ordinato ammasso di ferri del mestiere, tavoli di lavoro, esemplari si stoffe, rotoli di tessuto, attestati che fanno capolino fra poltrone e divani da consegnare.
"Questo è l'ultimo scampolo dei drappeggi scaligeri - dice l'aitante 40enne mostrando un rettangolo di damascato rosso della ditta fornitrice Rubelli (240 euro al metro) - li abbiamo maneggiati per sei mesi e montati in due lavorando 14 ore al giorno insieme ai nostri parenti. E' stato un lavoro in famiglia e quindi un orgoglio di famiglia. Eravamo ancora alle ultime rifiniture per la "Prima" del 2004. Ma è stata una grande soddisfazione."
Una soddisfazione che si legge negli occhi anche di suo padre Alfredo, venuto a impiantare bottega a Firenze nel 1954, gioviale e loquace padovano che ha imparato il mestiere da suo padre Stefano. "A dieci anni, dopo la scuola normale c'era quella di mio padre, molto più severa. Era capace di sbatterti una sedia addosso se non l'avevi fatto come si doveva. Ma sono state lezioni proficue. Adesso mi vanto di essere uno dei pochi autentici tappezzieri sul mercato."
Tant'è che quando un rinomato antiquario fiorentino comprò all'asta di sotheby's due pregiatissimi letti del 500 e glieli spedirono smontati senza contrassegni, non sapendo dove sbattere la testa, chiamò lui per vedere di rimontarli per venderli. "Avevo già trattato arredi di questo tipo con mio padre - informa - quindi sapevo dove mettere le mani. Oggetti rari, ogni punto fatto a mano, decorazioni uniche, un piacere ridare loro la forma originale e immaginarli nel contesto dell'arredo antico. Vede, aggiunge, fino all'800 il tappezziere era architetto: andava in una casa, vedeva, valutava e ne faceva l'arredamento. Oggi i nuovi architetti hanno sconvolto tutto."
Probabilmente per esigenze di prezzo. Di sicuro chi si rivolge ai Gramignan non va a rifornirsi all'Ikea. I loro clienti si chiamano Gucci, Gardini, Marzotto, Ginori Conti e Guicciardini, ma anche coloro che hanno una poltrona del nonno e vogliono ridarle dignità aristocratica.
"E' un passa parola, non abbiamo bisogno di pubblicità anche se adesso Riccardo ha fatto un egregio website - continua il signotr Alfredo - si figuri che ho fatto 300 tendaggi per un sultano di Riad e mi avevano chiesto di fare il capo equipe per la manutenzione degli arredi dell'Ambasciata americana a Roma."
In ogni caso il Consolato americano di Firenze è un cliente fedele da 35 anni, come si prospetta esserlo il proprietario di Palazzo Serristori che, in vista della prossima apertura, non verrà certo arredato in modo moderno minimalista.
Dopo tutto nell'albero genealogico dei Gramignan figura un tappezziere che fece omaggio di un elaborato pouff a Papa Paolo II, vescovo di Padova, adesso esposto nei Musei Vaticani.
E oggi, ci sono clienti difficili? "Quelli che credono di insegnarci come si fa il nostro mestiere" risponde Riccardo.
Ma soprattutto, oggi, c'è chi raccoglie l'eredità artiginale di un tempo?
"A Firenze, come altrove, ci fu un tentativo di Consorzio, ma l'iniziativa non fu recepita dalle istituzioni locali." Rimarca suo padre "Bosogna considerare che un apprendista dobbiamo pagarlo come operaio e almeno per un anno non rende nulla se addirittura non fa danni. Meglio sarebbe se ci fossero scuole dove noi come esperti potessimo insegnare, ma questo insegnamento dovrebbe essere riconosciuto, perché per farlo toglieremmo tempo al nostro lavoro. Se fossimo agevolati dalle istituzioni... E' un peccato perché specie Firenze, terra di mercatanzia, poggia molto della sua immagine sull'artigianato."
Un problema generale, purtroppo, visto che esisteva anche un museo storico dei tappezzieri a Bologna, a Palazzo Spada, ed è stato chiuso per mancanza di fondi. Quindi si arrangiano i privati. Per esempio scuole tedesche e francesi mandano dai Gramignan studenti per imparare la loro arte.
"Stanno da noi anche mesi e vengono trattati come i "ragazzi di bottega" di un tempo - dice Riccardo - Si comincia dal prendere l'oggetto da rivestire, lo si fa smontare, studiare nei particolari, valutare la stoffa da usare, prima di mettere gli attrezzi in mano e procedere alla ricostruzione."
E gli italiani? E i fiorentini? Gli antichi Capitani delle Arti si rivolteranno nelle tombe, ma invece di immettere nuova linfa in antiche tradizioni di un nobile artigianato si continua a concedere nuove licenze ai cinesi.
Quali aspirazioni intanto per la famiglia Gramignan?
"La Scala ci ha messo appetito - risponde Riccardo - mi piacerebbe restaurare il San Carlo di Napoli."
La "stoffa" ce l'hanno, passione ed esperienza pure, come una rara collaborazione familiare. Nel frattempo anche un normale divano anni '70 può essere sicuro di ricevere un trattamento estetito con i fiocchi, anzi, con forbici e martello, ma usati con delicata sensibilità d'artista.